Se il tempo fosse un gambero              di Whittard                          18/10/2002

 

 

 

È venerdì.

Un altro dannatissimo venerdì è arrivato.

Maledizione lo odio il venerdì, magari passi una domenica ed un sabato alla grande e poi arriva lui, zac ti frega sul più bello, proprio quando iniziavi ad assaporare il week-end, il riposo, il divertimento e gli amici.

Ma niente da fare, arriva inesorabile e ti riporta indietro, ti prende il sabato sera, lo senti nello stomaco, è li che ti aspetta e ti manda a dormire con l’ansia, il pensiero di una ‘vecchia’ settimana alle porte.

E poi il giovedì.

Un giorno pesantissimo che toglierei volentieri dal calendario. Arriva quatto, quatto dopo il venerdì, infimo e subdolo ed è talmente cupo che lo trascorrerei volentieri in apnea.

Ma non è il peggiore, il giorno peggiore in assoluto è il mercoledì. Senza dubbio.

Non sai se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto, se la settimana sta per finire o per iniziare e questo mi fa incazzare terribilmente, preferisco mille volte un bel giorno deciso come il venerdì, lo sai che è stronzo e ti prepari, invece il mercoledì ti inganna, lo prendo sotto gamba, lo sottovaluti e lui, il bastardo, ti bastona come nessun altro.

Fate come me, diffidate del mercoledì.

Fortuna che poi arriva martedì.

Un signore, sobrio, distinto ed educato arriva come preludio dell’imminente week-end. Si, è vero, sei ancora nel pieno della settimana, ma il clima è diverso, si respira un’aria differente e tutti si rendono conto che il traguardo del fine settimana è vicino, è lì a portata di mano, un piccolo sforzo ed è fatta.

Ed il piccolo sforzo si fa tranquillamente il lunedì.

Lo amo il lunedì, vado in ufficio con il sorriso sulle labbra, fischiettando e cantando.

Che bellezza, la giornata vola e la sera, il lunedì sera è senza eguali: cenette, locali, feste, amici, dove lo trovi un altro giorno così? Fantastico.

Poi rientri a casa all’alba e ti metti a dormire senza l’incubo della sveglia, pensi al giorno ‘precedente’ che ti aspetta, la domenica e, ti culli nel letto affondando la faccia nel cuscino.

Che spasso.

Ed ecco la domenica.

Giornata adorabile, splendida, dedicata totalmente a me stesso, alla mia famiglia, alle mie passioni, agli amici. Una pacchia, dovrebbero esserci tre domeniche in una settimana!

E per finire, il sabato.

Il giorno del relax, delle gite fuori porta e del riposo assoluto, delle mangiate, il campionato e novantesimo minuto, del cinema e del rientro a casa ‘non troppo tardi’ la sera, perché comunque il giorno ‘precedente’ sarà un altro, fottutissimo, dannatissimo, venerdì.