IL TRENO - di Zia Franka

 

Entrai nella sala d’attesa della stazione centrale che ormai erano le 18,45. Il treno per Bologna era partito alle 18 e 29, il prossimo sarebbe partito alle 21 e 39. Questi cazzi di orari non li ho mai capiti: 18.29 – 21.39 come si possono concepire degli orari cosi assurdi? E’ vero che alla fine 18.e 30 e 18 e 29 sono la stessa cosa e che è solo il nostro cervello abituato ad arrotondare che non ce li fa andare giù, ma che cazzo gli costa far partire un treno alle 18.30, solo un minuto dopo. Che cazzo, non mi va giù, porca puttana.
Mentre pensavo a sta storia degli orari dei treni, mi aggiravo nella sala d’attesa alla ricerca di un posto su cui sedermi e passare tre ore anzi, quasi tre ore, cazzo! Mò il pignolo con gli orari lo voglio fare io. Sono 2 ore e 54 minuti! Porca puttana.
Chissà che cambia?
Ai voglia a fare il pignolo, quando devi aspettare un treno sempre tre ore sono.
Trovai un bel posto vicino alla porta.
Ero assorto, no, dippiù, ero rincoglionito dai calcoli degli orari, delle ore, dei minuti e dei secondi, che non mi sono accorto del tizio che mi si era seduto vicino. Non mi andava giù sta storia.
Cristo, siamo sempre i soliti italiani, imprecisi e cialtroni. In Svizzera me li immagino già gli orari dei treni: rapido Zurigo – Nouchetel partenza: 10.30 arrivo: 12.40, diretto Berna – Lugano partenza: 9.40 arrivo: 13.50. Cazzo, questi si che sono orari di treni. Quelli italiani sembrano le quotazioni della borsa.
Non mi ero accorto che mentre pensavo avevo la testa fra le mani, mi tiravo i capelli e la faccia mi era diventata tutta rossa a forza di sfregarmela. Oltretutto avevo anche la barba lunga.
“lasci stare, non ci pensi!” breve pausa “non vale la pena di dannarsi l’anima così, magari per una donna!”
Mo questo cò chi cazzo ce l’ha?
Nella sala d’aspetto eravamo: io, una suora, un barbone che dormiva coperto dalla gazzetta dello sport (porca puttana, la Roma ha pareggiato in casa con la sampdoria, neo-promossa in A), due vecchiette che parlavano dell’artrosi e della spesa alla Coop, e lui. Escluderei la suora, non credo che la suora possa pensare ad una donna, forse si, non è il caso di escludere mai niente, ma stava dall’altra parte della sala, era quantomeno improbabile che parlasse con lei. Le due vecchiette erano talmente sorde che si parlavano sopra l’una con l’altra senza nemmeno accorgersene: “io ho tutte le ossa che mi fanno male…” “ a, si le mele, io compro le melinda..” “le ginocchia poi, non le dico, non mi tengono più”…il barbone ronfava che dio la mandava e nemmeno S. Francesco in piena forma avrebbe provato a parlarci.
Opporcaputtana, restano tre possibilità: uno che sta parlando al cellulare, due che è pazzo e sta parlando da solo, oppure tre, che sta parlando con me.
Non riuscivo a capire cosa c’entrasse una donna con gli orari dei treni in Svizzera!
Mentre pensavo, continuavo a tenermi la testa fra le mani, un po’ perché lo faccio da quando ero piccolo, e pure per ripararmi, nel caso si verificasse la seconda possibilità e questo sbrocca e me prende a pizze.
“maddai, la pianti, è abbastanza grande da reagire!” … “ mi sembra anche una persona adulta e matura, reagisca…orsù!”
Orsù! Ma che cazzo vordì orsù? Sembra un modo di chiamare gli orsi in Sardegna.
Finalmente libero la mia faccia dalle mani e lentamente mi volto verso di lui.
Mi guarda
“dai, su. Ne troverà un’altra.”…”ce ne sono a milioni la fuori”…”lo sa? per ogni uomo ci sono 8 donne”
interrompo il silenzio: “guardi, veramente, per ogni uomo ci sono 9 donne…”
“meglio, lo vede, è ancora meglio, ne ha una dippiù di quanto pensassi”
“si, ma io…”
“ma cosa…si ma io? La pianti, lei no ha voglia di farsi del male”…”si guardi, se solo si potesse vedere!”…”non sembra nemmeno uno che è stato lasciato dalla donna”
…e grazie al cazzo!…penso tra me e me …mia moglie è alta un metro e cinquantacinque, pesa novanta chili, e c ‘ha la barba che sembra Camillo Benso conte di Cavour, chi cazzo se l’accatta?…
“no, guardi, non le permetto di stare male per una donna!” …
…ma questo chi me l ’ha mandato? A me già me rode il culo che ho perso il treno delle 18 e 29 e mi tocca aspettare tre ore quà” guardo verso il vuoto e penso alle prossime tre ore, anzi, ormai due ore e quarantacinque passate con questo scassacazzi!…
Mentre penso assorto al mio futuro prossimo, sento che l’uomo alza la voce:
“INSOMMA, SIA FORTE, E’ UN UOMO O NO?”
Non ci credo, non è possibile che stia accadendo a me, questo è uscito dal manicomio.
Non faccio in tempo a pensare che vedo la suora, attratta dalle urla dell’uomo, che si alza e viene verso di me.
“su, figliolo, si deve fare forza.”…”solo il signore può aiutarla”…”preghi insieme a me, su dai, mi dia la mano e preghiamo insieme il signore che le faccia incontrare una nuova ragazza, anche meglio di quella che aveva prima”…
…e che ce vò? So sposato cò ‘na lavatrice. Ce vuole pure che prego il signore per trovarla peggio!…
La suora insiste, l’uomo seduto vicino a me sembra ormai sicuro a non mollare, ed io sono convinto di essere su scherzi a parte e mi aspetto che da un momento all’altro esca un bello striscione con su scritto: SORRIDI , SEI SU SCHERZI A PARTE…PRIMA O POI UNA DONNA LA TROVI.
Cazzo, ci mancava solo la suora ed il signore, a me che manco ho fatto la comunione!
Intanto le due vecchiette, sorde ma non troppo evidentemente, si erano alzate ed erano venute a rinforzare il gruppetto di cacacazzi.
“bello di mamma, che c’è? T’ha lasciato la ragazzetta?”…” Eh’? dillo a zietta tua”…”che te posso fa’?” …”te presento mia nipote, Concetta, caruccia…c’ha 28 anni, lavora, sa cucinare e c’ha già il corredo”
Io non credo ai miei occhi e alle mie orecchie, non credo nemmeno al mio naso, alle mie mani, ai miei brufoli, ai mie piedi, ai calli e all’anima delimortacci loro! Ma non riesco a reagire.
Non è possibile, non sono su scherzi a parte, quelli uno scherzo così stronzo non riuscirebbero nemmeno a pensarlo!
Intanto parte l’altra vecchietta “essù bello de nonna”
Fico, mo siamo passati da bello de mamma a bello de nonna, facciamo passi da gigante!
“dillo a nonna tua, che t’accora?” …”lasciale perde le donne, te fanno solo male”
A questo punto accade l’irreparabile. Il barbone che fino a pochi istanti prima se la dormiva alla grande, ronfando come un treno, si alza, prende il boccione da due litri di Barbera che aveva abbracciato durante il sonno e, barcollando, si avvicina, completando la riunione di famiglia.
Con la bocca impastata che sembrava ‘na molazza: “su…bello” …NO! …penso tra me e me, se dice “bello de papà”, mi alzo e vado a Bologna a piedi…
“su bello…de zio” …meno male, solo zio! “bevi” e mi porge il bottiglione di Barbera pieno per metà.
Nel frattempo, il signore vicino a me, che aveva dato inizio a tutto il delirio, proseguiva la sua filippica sulle donne, la suora aveva estratto il rosario dalla fondina ed aveva iniziato a sgranarlo a suon di ave marie e padri nostri, le due vecchiette continuavano a propormi nipoti e astinenza dalle donne come due venditrici televisive.
La mia testa stava per scoppiare, sudavo freddo, stavo per perdere i sensi, non riuscivo a respirare, le mani mi sudavano, da lì a poco mi sarei messo a piangere, non sapevo più perché ero li.
Era davvero troppo per me!
Mi sono alzato, attraversando la coltre di benefattori, mi sono diretto verso l’uscita. Appena fuori, l’aria fresca mi ha svegliato e fatto riprendere un po’.
Mi giro verso la sala d’attesa e vedo che i cinque sono ancora li, a predicare.
Guardo davanti a me… un treno, sul binario dodici. Mi avvicino lentamente. Sul vagone c’è scritto Roma – Genova, sulla palina c’è scritto: partenza ore 19.30. Sticazzi Bologna, non mi ricordo nemmeno che ci vado a fare a Bologna, prendo questo per Genova. Oltre tutto c’ha pure un orario di partenza fico, come in Svizzera!
Mentre mi avvicino, il treno inizia a muoversi, lo guardo allontanarsi piano piano, lentamente. Cerco di rincorrerlo ma sono fermo sulle gambe. Guardo l’orologio, sono le 19.29.
Mi volto lentamente sulla mia sinistra incredulo con la bocca aperta come un ebete, vedo il capostazione che mi guarda.
“scusi”…gli dico…”ma il treno non doveva partire alle 19 e 30?”
lui continua a guardarmi un pò incazzato e mi dice:
“Ueh, signore, ma che si crede? qui, mica siamo in Svizzera eh?”