di Whittard febbraio 2004
Pancia, Tremolina e il Pazzo furono catturati
il 13 settembre 1975 mentre cercavano di forzare un posto di blocco della
polizia alle porte di Roma. La loro cattura fu spettacolare e rocambolesca con
diversi feriti tra le forze dell’ordine.
A quei tempi li chiamavano la banda degli
infami, ogni loro passaggio lasciava dei segni talmente chiari ed
inequivocabili che gli investigatori riuscivano subito a ricollegare ai tre
l’accaduto: disorganizzati, poco abili e pasticcioni ma soprattutto crudeli
all’inverosimile.
La loro apparente disorganizzazione ed i loro
colpi così inaspettati ed imprevedibili li resero inafferrabili, contribuendo
ad alimentarne il mito tra la gente comune e la frustrazione tra le forze
dell’ordine.
A cavallo degli anni 73-75 riuscirono a
collezionare piu di 20 colpi lasciandosi dietro una scia lunghissima di
omicidi, violenze e crimini efferati che provocarono sdegno e risentimento in
tutta la nazione.
Nella primavera del ’74 il commissario Paoletti,
colui che fin dall’inizio aveva seguito i casi della banda e che per diverse
volte era stato sul punto di catturare i suoi membri, chiese, con urgenza, di
essere rimosso dall’incarico e di essere destinato ad altre mansioni.
Il fatto, di per se inspiegabile, venne
chiarito il giorno seguente, quando lo stesso Paoletti confessò di aver
ricevuto una lettera contenente esplicite minacce di morte rivolte alla sua
famiglia qualora non avesse interrotto immediatamente le indagini sul caso
della banda degli infami.
La lettera, dopo un attento esame della
scientifica venne ritenuta falsa e poco attendibile, probabilmente scritta da
un mitomane o da persone invidiose del buon operato del commissario; Paoletti
venne convinto dai suoi superiori a continuare le indagini e venne rassicurato
circa la sua sicurezza e quella della sua famiglia.
Le indagini ripresero con ottimi risultati:
nell’agosto del 74 vennero catturati alcuni elementi di una frangia estremista
che si riteneva operare a stretto contatto con la banda degli infami, alcune
soffiate e gli interrogatori serrati sembrava stessero permettendo di
stringere il cerchio attorno ai tre inafferrabili.
Ma quello che accadde la sera del 17 settembre
1974 segnò profondamente le indagini e la vita del tenace commissario.
Alle ore 19 circa, mentre era immerso in un
riunione con alcuni dei suoi migliori investigatori ricevette una telefonata
da parte della moglie: non si avevano piu notizie della figlia Ilenia, 20
anni, era uscita di casa la mattina per andare a studiare a casa di una
compagna, ma un paio di telefonate confermarono il peggio, la ragazza non era
mai arrivata a casa dell’amica.
Due giorni piu tardi venne recapitato alla
redazione del giornale Il Tempo, un pacco contenente tre fotografie.
Quello che il commissario
Paoletti si trovò a guardare fu agghiacciante:
le foto ritraevano la ragazza
completamente nuda, legata su una sedia, il corpo ricoperto di ecchimosi e
sangue rappreso. Dietro di lei, si distingueva chiaramente il volto crudele e
folle del Pazzo mentre le puntava una pistola con il grilletto alzato alla
tempia.
La ragazza venne ritrovata il giorno seguente
nella pineta di Ostia a pochi chilometri da Roma, picchiata, violentata ed
allo stremo delle forze, ma comunque viva. In tasca le venne ritrovato un
biglietto scritto a mano con calligrafia incerta, ovviamente indirizzato al
commissario: ‘Dimenticati di noi, la prossima volta non saremo così buoni…’
Le indagini subirono un brusco rallentamento,
Paoletti ancora sotto shock si trasferì nella sua villa sul litorale romano
con tutta la sua famiglia, protetti da una pattuglia di agenti che vegliava su
di loro 24 ore su 24.
Tre mesi piu tardi, dopo un periodo di relativa
calma, le cronache vennero scosse da una feroce rapina all’ufficio postale di
Via Po a Roma.