La Banda degli infami

II parte

 

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di Whittard   gennaio 2005       -                  leggi la I parte

 

 

Marco Gerbaldi lavorava nell’ufficio postale di Via Po da due settimane.

Aveva accettato immediatamente la proposta che gli era stata fatta da Mioni, l’anziano dirigente: lasciare l’archivio buio e polveroso della sede centrale di Piazza S. Silvestro per occuparsi del servizio pensioni della nuova filiale.

Il lavoro non era il massimo, sempre a contare soldi e registrare su libretti ingialliti gli importi delle pensioni, sempre le stesse domande e le stesse richieste delle persone anziane che ritiravano i soldi.

Una persona, poi un’altra, un’altra ancora…

 

Ma il 15 dicembre 1974 alle 11,27 la sorpresa fu totale.

 

- Buongiorno.

- Ciao faccia di merda, come andiamo oggi?

- Mi scusi?

L’uomo che aveva di fronte non aveva l’aria del mite pensionato che era solito trovarsi davanti.

Anzi era giovane, dall’aria truce e le parole che gli rivolgeva erano alquanto offensive.

- Sono venuto a ritirare la pensione, non riconosci nonno? Me la dai una mano… Stronzetto?

Marco ebbe un attimo di esitazione, l’uomo davanti a lui tirò fuori qualcosa da sotto la giacca e violentemente la scagliò sul bancone. L’ascia si conficcò nel legno tenero del bancone tranciando di netto la mano destra di Marco che inorridito cadde in ginocchio ed iniziò ad urlare inorridito.

 

Tremolina saltò immediatamente sul bancone:

- Allora facce di merda, se non volete essere fatti a pezzi vi consiglio di sdraiarvi per terra e di non aprire le vostre boccacce. O c’è qualcun altro che vuole darmi una mano??? AHH AHH AHHH….

 

Nel frattempo Il Pazzo e Pancia, pistole in pugno avevano iniziato a farsi consegnare i soldi dagli impiegati.

Marco in ginocchio dietro al bancone continuava ad urlare.

 

- Fai stare zitto quello stronzo! Gridò il Pazzo rivolto a Tremolina.

- Chiudigli quella boccaccia, ci sentono dalla strada. – replicò Pancia.

 

Tremolina sferrò un calcio violentissimo sul viso di Marco, che cadde a terra in una pozza di sangue.

Iniziò a gridare ancora più forte.

- Porca puttana, fallo stare zitto! – urlò il Pancia.

 

Vista l’esitazione di Tremolina, il Pazzo fece il giro del bancone, liberò l’ascia conficcata nel legno e si portò davanti a Marco che continuava a strillare.

 

- Vediamo se adesso stai zitto.

L’ascia fece un movimento velocissimo, orizzontale da destra verso sinistra. Colpì Marco all’altezza dell’orecchio destro che morì all’istante.

 

- Nooo, maledetto cosa hai fatto? Maledetto! – gridò il direttore dell’ufficio postale, alzandosi in piedi ed incamminandosi verso Marco che giaceva a terra.

 

Al secondo passo venne freddato dal colpo di pistola esploso da Il Pazzo che lo centrò in piena fronte.

 

- E due! Chi vuol essere il prossimo? – ringhiò verso la massa di persone distese a terra.

 

Si sentirono dei gemiti, una donna iniziò a piangere, ma nessuno proferì parola.

Un minuto più tardi, Pancia, Tremolina e il Pazzo percorrevano contromano Via Salaria a bordo dell’ Alfa Giulia 1300 rubata la sera prima.


(continua)